domenica, aprile 30, 2006
Giovani cinesi/1: Wen e Mei
La casa di Wen e' composta da due stanze, la secondo piano di un edificio nella periferia di Canton. Nella sala principale un grande materasso disteso sul pavimento funziona da letto, ripiano per i libri, dispensa per i biscotti e scrivania per il pc. Il bagno e' una stanzetta quadrata che funziona da doccia e water, ma non c'e' il lavandino.
Mei e' ormai rassegnata al caos della casa del suo ragazzo. Wen e Mei sono studenti universitari ventenni e appartengono al gruppo etnico degli hakka ("gruppo" si fa per dire: sono piu' di cento milioni, quasi due volte la popolazione italiana) .
La politica. Sulle bancarelle per turisti e' facile trovare il libretto rosso di Mao: per anni e' stato un testo di culto in Occidente, sbandierato da tanti giovani sessantottini oggi al potere. Wen sorride: "Ridicolo, un libro ridicolo: oggi nessuno lo prende piu' sul serio. E mi sembra delirante che qualcuno in Europa abbia pensato davvero di seguire a strada del presidente Mao".

Il lavoro. Quest'anno i laureati cinesi saranno quattro milioni: anche nel Guangdong (il temutissimo Guangdong che ha spazzato via la concorrenza italiana su abbigliamento e scarpe a basso costo) si teme la disoccupazione. "Io sono solo al secondo anno, ma sono molto preoccupato. Sto studiando business administration a Macao, sto imparando l'inglese e mi piacerebbe lavorare per un'azienda straniera: forse dovro' trovare lavoro all'estero", dice Wen.
La vita. Wen studia a Macao da lunedi a giovedi: nel weeekend torna a Canton per incontrare Mei, che frequenta l'universita' di lingue straniere. Wen paga 50mila dollari di Hong Kong l'anno (poco piu' di 5000 euro) per poter frequentare l'universita'. E' fortunato, suo padre e' un medico e puo' anche permettersi un'Audi. "Magari avesse una Bmw!" dice sospirando Wen. Mei non ha molta voglia di studiare: "Lo faccio perche' i miei geitori me lo chiedono...l'anno prossimo vengo a Londra per imparare l'inglese: sono un po' preoccupata per questo viaggio in Occidente".
Considerazioni personali. La Cina e' ormai la seconda potenza mondiale, ha risorse naturali non ancora sfruttate, dovunque ci sono cantieri aperti (altro che quelli virtuali di Berlusconi). Sono questi giovani intraprendenti, aperti e curiosi la vera ricchezza di questo paese. E nessun "pil" la potra' mai misurare.
Mei e' ormai rassegnata al caos della casa del suo ragazzo. Wen e Mei sono studenti universitari ventenni e appartengono al gruppo etnico degli hakka ("gruppo" si fa per dire: sono piu' di cento milioni, quasi due volte la popolazione italiana) .
La politica. Sulle bancarelle per turisti e' facile trovare il libretto rosso di Mao: per anni e' stato un testo di culto in Occidente, sbandierato da tanti giovani sessantottini oggi al potere. Wen sorride: "Ridicolo, un libro ridicolo: oggi nessuno lo prende piu' sul serio. E mi sembra delirante che qualcuno in Europa abbia pensato davvero di seguire a strada del presidente Mao".

Il lavoro. Quest'anno i laureati cinesi saranno quattro milioni: anche nel Guangdong (il temutissimo Guangdong che ha spazzato via la concorrenza italiana su abbigliamento e scarpe a basso costo) si teme la disoccupazione. "Io sono solo al secondo anno, ma sono molto preoccupato. Sto studiando business administration a Macao, sto imparando l'inglese e mi piacerebbe lavorare per un'azienda straniera: forse dovro' trovare lavoro all'estero", dice Wen.
La vita. Wen studia a Macao da lunedi a giovedi: nel weeekend torna a Canton per incontrare Mei, che frequenta l'universita' di lingue straniere. Wen paga 50mila dollari di Hong Kong l'anno (poco piu' di 5000 euro) per poter frequentare l'universita'. E' fortunato, suo padre e' un medico e puo' anche permettersi un'Audi. "Magari avesse una Bmw!" dice sospirando Wen. Mei non ha molta voglia di studiare: "Lo faccio perche' i miei geitori me lo chiedono...l'anno prossimo vengo a Londra per imparare l'inglese: sono un po' preoccupata per questo viaggio in Occidente".
Considerazioni personali. La Cina e' ormai la seconda potenza mondiale, ha risorse naturali non ancora sfruttate, dovunque ci sono cantieri aperti (altro che quelli virtuali di Berlusconi). Sono questi giovani intraprendenti, aperti e curiosi la vera ricchezza di questo paese. E nessun "pil" la potra' mai misurare.
sabato, aprile 29, 2006
Lo zoo di Canton
Sui banconi degli espositori brillano piccoli Buddha, dragoni, anelli e bracciali. Il mercato della giada di Canton e' uno dei piu' grandi della Cina: occupa un intero palazzo di tre piani e decine di botteghe. Intarsi delicati, scavati in pietre verdi come gli aghi degli abeti oppure luminose come prati inondati dal sole. E' uno dei pochi quartieri risparmiati (per ora) dalla speculazione edilizia.
Basta fare cento metri per entrare nel vivo dello zoo: gli animali di giada diventano carne esposta nelle gabbie nel mercato di Qingping. Piccole e grandi tartarughe nelle bacinelle di plastica, serpenti vivi o essiccati, cavallucci marini essicati, cuccioli di gatto o cane. Tutti animali considerati commestibili. E quando ordino al ristorante controllo disperato che nel nome del piatto non ci sia l'ideogramma di un cane o un gatto...
Due isolati dopo la carne diventa pietra: elefanti di ebano, cervi e cavalli di bronzo presidiano l'ingresso dei negozi di artigianato (tradizionale? beh e' made in China, qui e' tradizionale!). E' l'unico tipo di caccia che accetto.
Dovunque lavori in corso, traffico di automobili, camion e biciclette. E tanti giovani: critici sul passato, preoccupati per il lavoro, curiosi verso l'estero: nel prossimo post la storia di Wen e Mei, studenti universitari conosciuti per caso. Lui vuole diventare un manager, lei sta imparando l'inglese (era ora!) e il giapponese...zai jian!
Basta fare cento metri per entrare nel vivo dello zoo: gli animali di giada diventano carne esposta nelle gabbie nel mercato di Qingping. Piccole e grandi tartarughe nelle bacinelle di plastica, serpenti vivi o essiccati, cavallucci marini essicati, cuccioli di gatto o cane. Tutti animali considerati commestibili. E quando ordino al ristorante controllo disperato che nel nome del piatto non ci sia l'ideogramma di un cane o un gatto...
Due isolati dopo la carne diventa pietra: elefanti di ebano, cervi e cavalli di bronzo presidiano l'ingresso dei negozi di artigianato (tradizionale? beh e' made in China, qui e' tradizionale!). E' l'unico tipo di caccia che accetto.
Dovunque lavori in corso, traffico di automobili, camion e biciclette. E tanti giovani: critici sul passato, preoccupati per il lavoro, curiosi verso l'estero: nel prossimo post la storia di Wen e Mei, studenti universitari conosciuti per caso. Lui vuole diventare un manager, lei sta imparando l'inglese (era ora!) e il giapponese...zai jian!
mercoledì, aprile 26, 2006
La roulette rossa di Macao
Scorrono veloci le fiches sul tavolo da gioco del Casino' Lisboa, in una sala affollata e fumosa. E' il regno di Stanley Ho, 83 anni, uomo d'affari e gangster cinese: secondo la mia guida, avrebbe finanziato un film ispirato alla sua vita (stile "Casino'") e il giorno antecedente alla prima avrebbe fatto esplodere un'auto (vera) della polizia. 
Sembra anche che ora si sia dato una calmata. La realta' e' piu' banale: nella sala principale i croupier sbadigliano, la puntata minima e' di duecento dollari (di Hong Kong: piu' o meno venti euro...), c'e' un'atmosfera da famiglia in villeggiatura. Intanto, negli yacht che navigano indisturbati in acque internazionali a qualche chilometro da qui, lo stipendio di un anno si gioca in una sola mano...
Il governo comunista di Pechino incassa, la mafia cinese ricicla e il popolo si diverte.
Alla ricerca dello Spirito portoghese. Caravelle e onde affollano i marciapiedi di Macao: simbolo della citta' e' un loto bianco su sfondo verde. Lisbona si intravede nelle superbe maioliche azzurre che decorano le pareti di ville per ultraricchi...o nei nomi delle strade (Largo do senado, Rua da felicidade)...e nell'aria pigramente serena degli abitanti: niente a che vedere con l'operosa iperattiva always online Hong Kong. E anch'io mi adeguo con la'attrezzatura del turista pigro: succo di frutta, libro, chiavetta mp3, mare a portata di vista, venticello.
Stress, chi e' costui?

Sembra anche che ora si sia dato una calmata. La realta' e' piu' banale: nella sala principale i croupier sbadigliano, la puntata minima e' di duecento dollari (di Hong Kong: piu' o meno venti euro...), c'e' un'atmosfera da famiglia in villeggiatura. Intanto, negli yacht che navigano indisturbati in acque internazionali a qualche chilometro da qui, lo stipendio di un anno si gioca in una sola mano...
Il governo comunista di Pechino incassa, la mafia cinese ricicla e il popolo si diverte.
Alla ricerca dello Spirito portoghese. Caravelle e onde affollano i marciapiedi di Macao: simbolo della citta' e' un loto bianco su sfondo verde. Lisbona si intravede nelle superbe maioliche azzurre che decorano le pareti di ville per ultraricchi...o nei nomi delle strade (Largo do senado, Rua da felicidade)...e nell'aria pigramente serena degli abitanti: niente a che vedere con l'operosa iperattiva always online Hong Kong. E anch'io mi adeguo con la'attrezzatura del turista pigro: succo di frutta, libro, chiavetta mp3, mare a portata di vista, venticello.
Stress, chi e' costui?
lunedì, aprile 24, 2006
Il futuro della Cina/2: l'isola di Hong Kong
Come un serpente aggrovigliato in una foresta di bambu': sull'isola di Hong Kong le passerelle per i pedoni si snodano in una foresta di grattacieli. E' la "city" degli affari, dove svettano i grattacieli delle grandi multinazionali asiatiche: Hsbc, Lippo, Samsung. Il piu' alto e' quello dell'International finance center. Ho provato a salire fino all'ultimo piano, ma i solerti guardiani mi hanno fermato!
In questa giungla di vetro e cemento si ramificano le passerelle e i sottopassaggi per i pedoni: strade lunghissime che attraversano grattacieli e centri commerciali: la merce ha invaso ogni spazio e lo domina, il luogo pubblico qui e' spazio di consumo. Gli alberi sono stati confinati in piccole isole di verde, quasi come una specie protetta.
Sara' questo un altro modello per lo sviluppo delle megalopoli cinesi?
(in alto, Lippo Tower: secondo gli abitanti di Hong Kong, somigliano a Koala che si arrampicano sui bambù)
Tra pop art e obbedienza
Overload. Danger, overload, overload. Le insegne dei negozi e i marchi delle corporation qui hanno svluppato una nuova forma estetica: il cartellone pubblicitario denso di lettere, ideogrammi, colori , luci che copre i palazzi e riveste come un mosaico il cielo. Sembra di passeggiare in un romanzo di P.K. Dick (Anche gli androidi sognano pecore elettriche, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, Balde runner, Paycheck, Vanilla Sky).
Percorsi obbligati per i pedoni di Hong Kong: i marciapiedi sono recintati da ringhiere, si puo' attraversare solo dove ci sono le strisce o scegliere i sottopassaggi o le passerelle sopraelevate. Strade per le macchine, marciapiedi per gli uomini. Solo una vecchia scalinata scende fino all'acqua del Pacifico, perfino l'oceano e' stato recintato.
Separazione degli spazi, determinazione degli scopi. Controllo dei corpi, passo dopo passo.
Il neon ha sostiutito le fiaccole nelle lanterne rosse, il cemento ha spazzato via il legno e il bambu'. Il piacere ridotto a consumo.
Inutile nostalgia: conta il presente!
In questa giungla di vetro e cemento si ramificano le passerelle e i sottopassaggi per i pedoni: strade lunghissime che attraversano grattacieli e centri commerciali: la merce ha invaso ogni spazio e lo domina, il luogo pubblico qui e' spazio di consumo. Gli alberi sono stati confinati in piccole isole di verde, quasi come una specie protetta.
Sara' questo un altro modello per lo sviluppo delle megalopoli cinesi?

Tra pop art e obbedienza
Overload. Danger, overload, overload. Le insegne dei negozi e i marchi delle corporation qui hanno svluppato una nuova forma estetica: il cartellone pubblicitario denso di lettere, ideogrammi, colori , luci che copre i palazzi e riveste come un mosaico il cielo. Sembra di passeggiare in un romanzo di P.K. Dick (Anche gli androidi sognano pecore elettriche, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, Balde runner, Paycheck, Vanilla Sky).
Percorsi obbligati per i pedoni di Hong Kong: i marciapiedi sono recintati da ringhiere, si puo' attraversare solo dove ci sono le strisce o scegliere i sottopassaggi o le passerelle sopraelevate. Strade per le macchine, marciapiedi per gli uomini. Solo una vecchia scalinata scende fino all'acqua del Pacifico, perfino l'oceano e' stato recintato.
Separazione degli spazi, determinazione degli scopi. Controllo dei corpi, passo dopo passo.
Il neon ha sostiutito le fiaccole nelle lanterne rosse, il cemento ha spazzato via il legno e il bambu'. Il piacere ridotto a consumo.
Inutile nostalgia: conta il presente!
domenica, aprile 23, 2006
Il futuro della Cina/1: Chung King Mansions
L'ascensore piu' folle di Hong Kong si trova qui a Chung King Mansions: al terzo piano si apre su un ristorante indiano, al quinto su un ostello pachistano, al settimo e all'ottavo su quelli bangladesi e indiani e africani, dal nono al decimo abitazioni civili e rivendite di abiti "importati dalla Cina", e fino al sedicesimo piano ostelli, case private, uffici pubblici e rivendite cinesi. Moltiplicate per quattro edifici e ottenete Chung King Mansions, il palazzo piu' multietnico e caotico di Hong Kong.

La fila per prendere l'ascensore a piano terra, ordinata e silenziosa, e' gia' uno spettacolo: gli abiti luccicanti e le collane dorate delle donne africane, le camicie di lino bianco dei pachistani, il volto nascosto dai leggerissimi veli delle donne musulmane...e poi i soliti inglesi con l'alito che puzza di birra, gli unici a fare chiasso. E indonesiani, malesi, filippini...Chung King Mansions e' uno degli ultimi posti accessibili a tutti qui al centro di Hong Kong. Spartano (stanze piccolissime, servizi al minimo) ma dignitoso.
La Cina si candida come potenza egemone del Pacifico: chissa' se questo palazzo come questo sara' il modello della coabitazione tra etnie, tradizioni e persone diverse. O se prevarra' lo scontro frontale tra (ir)razionalita' contrapposte.

La fila per prendere l'ascensore a piano terra, ordinata e silenziosa, e' gia' uno spettacolo: gli abiti luccicanti e le collane dorate delle donne africane, le camicie di lino bianco dei pachistani, il volto nascosto dai leggerissimi veli delle donne musulmane...e poi i soliti inglesi con l'alito che puzza di birra, gli unici a fare chiasso. E indonesiani, malesi, filippini...Chung King Mansions e' uno degli ultimi posti accessibili a tutti qui al centro di Hong Kong. Spartano (stanze piccolissime, servizi al minimo) ma dignitoso.
La Cina si candida come potenza egemone del Pacifico: chissa' se questo palazzo come questo sara' il modello della coabitazione tra etnie, tradizioni e persone diverse. O se prevarra' lo scontro frontale tra (ir)razionalita' contrapposte.
sabato, aprile 22, 2006
Hong Kong!
Sono arrivato da tre ore, e' una citta' straordinaria...ho una stanza al Chung King Mansions: nel prossimo post racconto cos'e'.
:-)
Oi Dialogoi in ascensore (con affittacamere africano)
A: Where are you from?
I: Italy.
A: My dream country...but no visa, no entry. So i'm here.
Da' un pugno alla porta dell'ascensore e va via
venerdì, aprile 21, 2006
Lijiang, il regno delle donne
Una pagoda di legno sovrasta l'antica citta' di Lijiang dalla collina del Leone. Si chiama Wangu, in lingua naxi significa "Godere della vista da un luogo alto". Le case dei naxi (patrimonio dell'Unesco) sono aggrappate ai lati della collina, circondate dalla citta' nuova di cemento.
Appena arrivato prendo un taxi: lo guida una donna. Al bancone dell'ostello "Old Town" ci sono solo due ragazze che si occupano del check-in: hanno i capelli neri lunghi, gli occhi allungati con un taglio molto delicato, le labbra carnose.
Poco dopo scendo per curiosare nelle vie antiche (si fa' per dire, sono state rifatte da poco) di Lijiang, tutte in pietra grigia. Nei negozietti ai lati della strada si vendono oggetti di artigianato: quasi tutti sono gestiti da donne. Forse gli uomini sono al piano di sopra a guardare la tv, forse sono nei campi per il raccolto, forse sono stati bolliti con i bambini (maschi) nel solito pentolone? I Naxi sono gli eredi di una societa' matriarcale (con un proprio alfabetyo pittografico) e di un regno indipendente per centinaia di anni.
E' in questa regione che Joseph Rock ha descritto il mito di Shangri-la, la comunita' ideale dove prospera la pace. All'orizzonte, le montagna del Drago di Giada. Oltre lo sguardo, le gole del salto della tigre, cicatrici profondissime nella terra scavate dai fiumi nei secoli.
Alla ricerca del dottor Ho. So che in un paese a 10 chilometri da Lijiang abita un vecchio cercatore di erbe e guaritore, reso famoso in tutto il mondo da un libro di Bruce Chatwin (Che ci faccio qui?). So che e' ancora vivo. So che andro' a cercarlo: noleggio una bici e mi avventuro nella campagna cinese. Fattorie, stalle, buoi, stalle, cani (pechinesi ovviamente), lavori in corso ( e donne - ma non solo - che sollevano i massi nel cantiere): infine il villaggio di Baisha. E incontro il dottor Ho: non e' uno stregone, piuttosto un botanico che ha saputo valorizzare le erbe di questa regione. Mi ha fatto vedere decine di articoli e di ringraziamenti da tutto il mondo, moltissimi dall'Italia. Per me ha preparato un infuso contro...il raffreddore invernale. Tra un anno potro' dire se funziona...
Dialoghi/al bar, con routard cinese
R: Da dove vieni?
I: Dall'Italia
R: Eh, gia', hai la fisionomia...(serio) aspetta, ma l'Italia e' vicino all'Afghanistan, giusto?
I: Beh no, e' QUASI in Europa.
ps: per le foto, clicca qui.
Appena arrivato prendo un taxi: lo guida una donna. Al bancone dell'ostello "Old Town" ci sono solo due ragazze che si occupano del check-in: hanno i capelli neri lunghi, gli occhi allungati con un taglio molto delicato, le labbra carnose.
Poco dopo scendo per curiosare nelle vie antiche (si fa' per dire, sono state rifatte da poco) di Lijiang, tutte in pietra grigia. Nei negozietti ai lati della strada si vendono oggetti di artigianato: quasi tutti sono gestiti da donne. Forse gli uomini sono al piano di sopra a guardare la tv, forse sono nei campi per il raccolto, forse sono stati bolliti con i bambini (maschi) nel solito pentolone? I Naxi sono gli eredi di una societa' matriarcale (con un proprio alfabetyo pittografico) e di un regno indipendente per centinaia di anni.
E' in questa regione che Joseph Rock ha descritto il mito di Shangri-la, la comunita' ideale dove prospera la pace. All'orizzonte, le montagna del Drago di Giada. Oltre lo sguardo, le gole del salto della tigre, cicatrici profondissime nella terra scavate dai fiumi nei secoli.
Alla ricerca del dottor Ho. So che in un paese a 10 chilometri da Lijiang abita un vecchio cercatore di erbe e guaritore, reso famoso in tutto il mondo da un libro di Bruce Chatwin (Che ci faccio qui?). So che e' ancora vivo. So che andro' a cercarlo: noleggio una bici e mi avventuro nella campagna cinese. Fattorie, stalle, buoi, stalle, cani (pechinesi ovviamente), lavori in corso ( e donne - ma non solo - che sollevano i massi nel cantiere): infine il villaggio di Baisha. E incontro il dottor Ho: non e' uno stregone, piuttosto un botanico che ha saputo valorizzare le erbe di questa regione. Mi ha fatto vedere decine di articoli e di ringraziamenti da tutto il mondo, moltissimi dall'Italia. Per me ha preparato un infuso contro...il raffreddore invernale. Tra un anno potro' dire se funziona...
Dialoghi/al bar, con routard cinese
R: Da dove vieni?
I: Dall'Italia
R: Eh, gia', hai la fisionomia...(serio) aspetta, ma l'Italia e' vicino all'Afghanistan, giusto?
I: Beh no, e' QUASI in Europa.
ps: per le foto, clicca qui.
lunedì, aprile 17, 2006
Destinazione Dali, nord Yunnan
Come tutta la citta'. anche la stazione meridionale degli autobus di Kunming e' un bazar: impiegati agli sportelli in camicia blu, scrivanie anni cinquanta legno laccato lungo i corridoi sormontate da pc a schermo piatto, sedili gialli per l'attesa incastrati nel banco di vendita di un negozio di alimentari, nessun orario comprensibile a uno straniero affisso ai muri. Compro il biglietto per Dali (cinque ora di viaggio): l'unico mezzo in partenza e' il furgoncino bianco di un privato: carica venti persone e parte sgommando. Guidare qui e' facile: si puo' sorpassare a sinistra, a destra, al centro...il clacson fa compagnia, meglio suonarlo spesso.
Risaie. Ondate di risaie che scivolano giu' dai monti verso la pianura: i contadini raccolgono piantine verdi con i piedi nell'acqua. Vivono in piccoli villaggi lungo la strada per Dali, al centro spesso c'e' una costruzione con la cupola delle moschee. Le case sono in mattoni di colore marrone scuro, poggiano su terra argillosa: intorno, terra coltivata a perdita d'occhio. Il sogno di ogni contadino, la promessa che Mao ha mantenuto: coltiverete la terra per voi stessi.

Scene di viaggio
Ho fame, prendo dei salatini (rarissimi in Cina) dallo zaino. Li offro al viaggiatore cinese accanto a me. Sorride, dice di no e mi giarda con l'aria:"Ma come fara' a mangiare quelle schifezze!"...beh, ho fatto spesa al supermercato di Kunming: c'e' un intero reparto di meduse essiccate, il miele lo spillano da bottiglioni di vetro e hanno scaffali di caramelle ai gusti piu' improbabili...de gustibus non sputazzandum est!
Dialogo con un tassista (tradotto in napoletano, che rende meglio)
Io: Ni xing ma? A chi appartieni?
Tassista: Wo xing Fa. Appartengo ai Fa.
Io: Wo xing DI. Appartengo ai DI
T:Ah...Dell Iaq Shenma guo? Faguo, Deguo? Di che paese sei? Francia, Germania?
Io: Yidali. Italia
T: Ah, ah, Yidali.
grrrr...che mi ci ridi, mannaggia Berlusconi ;-)
L'occhio di Mao. Il mio Blog, quello di Dome e quello di Guido non sono vibili dalla Cina (io posso solo postare sul blog, ma non posso leggerlo da qui!)
Risaie. Ondate di risaie che scivolano giu' dai monti verso la pianura: i contadini raccolgono piantine verdi con i piedi nell'acqua. Vivono in piccoli villaggi lungo la strada per Dali, al centro spesso c'e' una costruzione con la cupola delle moschee. Le case sono in mattoni di colore marrone scuro, poggiano su terra argillosa: intorno, terra coltivata a perdita d'occhio. Il sogno di ogni contadino, la promessa che Mao ha mantenuto: coltiverete la terra per voi stessi.

Scene di viaggio
Ho fame, prendo dei salatini (rarissimi in Cina) dallo zaino. Li offro al viaggiatore cinese accanto a me. Sorride, dice di no e mi giarda con l'aria:"Ma come fara' a mangiare quelle schifezze!"...beh, ho fatto spesa al supermercato di Kunming: c'e' un intero reparto di meduse essiccate, il miele lo spillano da bottiglioni di vetro e hanno scaffali di caramelle ai gusti piu' improbabili...de gustibus non sputazzandum est!
Dialogo con un tassista (tradotto in napoletano, che rende meglio)
Io: Ni xing ma? A chi appartieni?
Tassista: Wo xing Fa. Appartengo ai Fa.
Io: Wo xing DI. Appartengo ai DI
T:Ah...Dell Iaq Shenma guo? Faguo, Deguo? Di che paese sei? Francia, Germania?
Io: Yidali. Italia
T: Ah, ah, Yidali.
grrrr...che mi ci ridi, mannaggia Berlusconi ;-)
L'occhio di Mao. Il mio Blog, quello di Dome e quello di Guido non sono vibili dalla Cina (io posso solo postare sul blog, ma non posso leggerlo da qui!)
giovedì, aprile 13, 2006
Inside Kunming
Beijing Lu: verde, rosso, giallo
Il verde opaco della giada, il trillo dei cellulari e l'immancabile "Wei!" ("pronto": cosi' simile al napoletano: We'), gli affollatissimi negozi di massaggiatori per piedi, i sacchi gonfi di foglie di te verde, i cappelli gialli delle contadine con il bilancere sulle spalle (vendono due frutti tondi rossi: uno liscio e uno ruvido), i carrettini di ferro arrugginito dei riparatori di bicilette, l'odore accogliente delle frittelle e quello pungente della carne speziata.
Sorrisi, tanti.
L'elmetto bianco e il cappello blu delle forze di polizia, il cappello con la falce e martello dei membri del partito.
Un quadro denso, mai soffocante.
(a destra, la piazza principale di Kunming)
Do you speak English?
Nel quartiere universitario di Kunming, vedo il cartello "Anthropolgy museum", immerso tra unaventina di ideogrammi. Entro in un cortile, ci sono tre ingressi senza cartelli, scelgo il terzo. Mi ritrovo nella clinica odontoiatrica universitaria. Domanda masochista alle infermiere nell'atrio: "do you speak English". Sorridono e cinguettano un centinaio di parole al seconso, poi mi portano da una loro amica che parla "Yingwen" (inglese): scrivo su un foglietto "Anthropology museum", lei chiama una ragazza dalla stanza di fronte, con la guancia gonfia come un pallone. Legge la scritta, non capisce. Prendo il dizionario cinese-italiano e indico loro gli ideogrammi corrispondenti. Urlo di gioia della ragazza, seguito da urletti ( o parole di gioa in cinese, chi puo' dirlo?) delle altre donne in sala. Mi accompagnano all'ingressso del museo (era il primo nell'atrio): la porta a vetro e' socchiusa, dentro c'e' un'impiegata che mi dice nell'orrendo cinglish di queste parti (argh!): "Still closed for tourist".
The, fragole e libri
Si chiama the Hump: ospiti cinesi, belgi, francesi (il mito dell'inodcina!), inglesi. Al mattino li incontro per il rito del the verde e pane e marmellata di fragole (con tre fette di arancia). Molto coloniale, soprattutto la terrazza che affaccia sulla citta', con i tavolini per fare colazione. Al ma ttino leggono tutti un libro...
Il verde opaco della giada, il trillo dei cellulari e l'immancabile "Wei!" ("pronto": cosi' simile al napoletano: We'), gli affollatissimi negozi di massaggiatori per piedi, i sacchi gonfi di foglie di te verde, i cappelli gialli delle contadine con il bilancere sulle spalle (vendono due frutti tondi rossi: uno liscio e uno ruvido), i carrettini di ferro arrugginito dei riparatori di bicilette, l'odore accogliente delle frittelle e quello pungente della carne speziata.
Sorrisi, tanti.

Un quadro denso, mai soffocante.
(a destra, la piazza principale di Kunming)
Do you speak English?
Nel quartiere universitario di Kunming, vedo il cartello "Anthropolgy museum", immerso tra unaventina di ideogrammi. Entro in un cortile, ci sono tre ingressi senza cartelli, scelgo il terzo. Mi ritrovo nella clinica odontoiatrica universitaria. Domanda masochista alle infermiere nell'atrio: "do you speak English". Sorridono e cinguettano un centinaio di parole al seconso, poi mi portano da una loro amica che parla "Yingwen" (inglese): scrivo su un foglietto "Anthropology museum", lei chiama una ragazza dalla stanza di fronte, con la guancia gonfia come un pallone. Legge la scritta, non capisce. Prendo il dizionario cinese-italiano e indico loro gli ideogrammi corrispondenti. Urlo di gioia della ragazza, seguito da urletti ( o parole di gioa in cinese, chi puo' dirlo?) delle altre donne in sala. Mi accompagnano all'ingressso del museo (era il primo nell'atrio): la porta a vetro e' socchiusa, dentro c'e' un'impiegata che mi dice nell'orrendo cinglish di queste parti (argh!): "Still closed for tourist".
The, fragole e libri
Si chiama the Hump: ospiti cinesi, belgi, francesi (il mito dell'inodcina!), inglesi. Al mattino li incontro per il rito del the verde e pane e marmellata di fragole (con tre fette di arancia). Molto coloniale, soprattutto la terrazza che affaccia sulla citta', con i tavolini per fare colazione. Al ma ttino leggono tutti un libro...
mercoledì, aprile 12, 2006
Cina!
Sono arrivato a Canton, tra poco parte l'aereo per lo Yunnan...per ora sono nell'atmosfera ovattata dell'aeroporto: l'appuntamento e' a Kunming (capitale dello Yunnan), tre milioni e mezzo di abitanti, sultanato musulmano nell'ottocento e citta' dell' "eterna primavera".
Per farvi un'idea, cliccate qui
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venerdì, aprile 07, 2006
Scudi, scudi, scudi
Un elenco lungo, quasi infinito: un milardoduecentocinquantamilioni di persone schedate dalla polizia di Pechino, con l'obiettivo di raccogliere maggiori informazioni sui cittadini. E' il progetto "Scudo dorato": secondo le forze dell'ordine, in questo modo è garantita una maggiore sicurezza per i cittadini (il neozelandese Stuff, via Reuters).
De scudibus et scudettibus. Uno dei più inquietanti era quello di Reagan, lo scudo stellare. L'idea: non possiamo distruggere il nemico (l'Urss), ma almeno vogliamo avere una difesa inmpenetrabile. Un progetto finanziato con miliardi di dollari: e nel frattempo Ronald tagliava tasse e stato sociale. Anche Giulio Tremonti ha inventato un suo scudo, quello fiscale: un flop, visto che la Svizzera è così vicina a Milano. Più simpatico lo scudo piccolo, lo scudetto: almeno il vincitore alla fine si sa, anche se sui meriti calcistici della Juve non tutti sono d'accordo. Insomma, questi scudi non valgono proprio...uno scudo!
ps: ecco il perchè del latino: dopo due anni ho ricevuto un "pezzo di carta" con la scritta: "Ad scientiarum haustum et seminarium doctrinarum"...però suona bene!
De scudibus et scudettibus. Uno dei più inquietanti era quello di Reagan, lo scudo stellare. L'idea: non possiamo distruggere il nemico (l'Urss), ma almeno vogliamo avere una difesa inmpenetrabile. Un progetto finanziato con miliardi di dollari: e nel frattempo Ronald tagliava tasse e stato sociale. Anche Giulio Tremonti ha inventato un suo scudo, quello fiscale: un flop, visto che la Svizzera è così vicina a Milano. Più simpatico lo scudo piccolo, lo scudetto: almeno il vincitore alla fine si sa, anche se sui meriti calcistici della Juve non tutti sono d'accordo. Insomma, questi scudi non valgono proprio...uno scudo!
ps: ecco il perchè del latino: dopo due anni ho ricevuto un "pezzo di carta" con la scritta: "Ad scientiarum haustum et seminarium doctrinarum"...però suona bene!
Sapore di casa?
Cena frugale:
mozzarella di bufala (quattro da cinquanta grammi, fresche),
insalata di pomodori (olio extravergine di oliva,origano e duepropriodue pizzichi di sale),
pane a fette (quello vero, salato con mollica spessa),
vino bianco (non proprio genuino).
Non è questo il sapore di casa. Manca qualcosa: sarà la...

mozzarella di bufala (quattro da cinquanta grammi, fresche),
insalata di pomodori (olio extravergine di oliva,origano e duepropriodue pizzichi di sale),
pane a fette (quello vero, salato con mollica spessa),
vino bianco (non proprio genuino).
Non è questo il sapore di casa. Manca qualcosa: sarà la...

martedì, aprile 04, 2006
Operazione Yunnan
Da domani inizia la settimana di ptreparazione al viaggio in Cina.
Sono inquieto: troppo grande, troppo complessa, troppo contraddittoria la Cina.
Sono entusiasta: passo dopo passo mi addentro in un mondo antico.

Presunzione: non so la lingua, non conosco la cultura.
Consapevolezza: ora si chiude un cerchio.
Leggerezza, infine.
"Le lacrime mentono, a volte. Le gocce di pioggia mai"
Sono inquieto: troppo grande, troppo complessa, troppo contraddittoria la Cina.
Sono entusiasta: passo dopo passo mi addentro in un mondo antico.

Presunzione: non so la lingua, non conosco la cultura.
Consapevolezza: ora si chiude un cerchio.
Leggerezza, infine.
"Le lacrime mentono, a volte. Le gocce di pioggia mai"
sabato, aprile 01, 2006
Primo aprile: la Cina compra Google
Scoop di The register: il governo cinese ha acquistato una quota di controllo nel motore di ricerca...pesce d'Aprile geniale apparso su The Register