domenica, febbraio 04, 2007
La notte prima dell'esame (da un'idea di Lucchina)
In cinese giornalista si dice jizhe, professionista della memoria. Sembra una definizione da mandarini, ma a me piace pensare che si stia caricando di un significato nuovo: nell'epoca dell'economia della conoscenza ( e della smaterializzazione di tante attività dal lavoro agli acquisti) le informazioni sono preziosissime, chi le controlla o le modifica (o le inquina) ha potere concreto: definisce il contesto, il passato, gli orizzonti. E il destino delle persone.
Sono contrario all'oggettività. secondo me è il metodo migliore per sottrarsi a pregiudizi, ideologie, luoghi comuni è di raccontare un fatto, mettendo gli eventi uno dietro l'altro e lasciare che siano loro a parlare. Non è oggettività: è un modo di essere meno soggettivi, tutto qui. Soprattutto: è importante complicare le storie, senza cadere in un solo genere (cronaca, economia, scienza, politica, sport), ma mettendoli tutti insieme. Se c'è tempo, se c'è voglia.
Sono contrario alla neutralità. Preferisco "prendere parte", nel senso di avere compassione per le persone che racconto, per le loro storie. E credo in una tecnologia e una scienza più buona che cattiva (ovvero: non condivido Ratzinger, Rifkin, Galimberti): oggi sono la grammatica del mutamento. Non sono neutrale e mi sento bene lo stesso.
Forse la scuola di giornalismo non ha funzionato bene, ma queste sono le idee che mi sono fatto strada facendo. In fondo, la preoccupazione per quest'esame si riduce a non avere la risposta pronta, a fare il collegamento sbagliato, a dire una (o troppe) fesserie. Però questi due anni e mezzo mi hanno dato qualcosa, come scritto sopra (e vorrei dire, con tutte le incazzature, ehm, lasciamo perdere il rancore).
E in onore dell'amica cronista di giudiziaria, un brano di Marco Travaglio:
"...sono i frutti malati di un bipolarismo insano e malsano, che riduce tutto, anche i poteri terzi (magistratura, stampa, televisione), a una guerra di bande tra i due poli della politica, annettendovi qualunque forma di vita e di pensiero. Così facendo, appiattisce tutto sull'asse destra-sinistra e nega la possibilità stessa che qualcuno si muova su altri assi: per esempio, i giudici sull'asse legalità-illegalità e i giornalisti sull'asse vero-falso".
(La scomparsa dei fatti, Marco Travaglio ma non troppo, 15 euro)
Sono contrario all'oggettività. secondo me è il metodo migliore per sottrarsi a pregiudizi, ideologie, luoghi comuni è di raccontare un fatto, mettendo gli eventi uno dietro l'altro e lasciare che siano loro a parlare. Non è oggettività: è un modo di essere meno soggettivi, tutto qui. Soprattutto: è importante complicare le storie, senza cadere in un solo genere (cronaca, economia, scienza, politica, sport), ma mettendoli tutti insieme. Se c'è tempo, se c'è voglia.
Sono contrario alla neutralità. Preferisco "prendere parte", nel senso di avere compassione per le persone che racconto, per le loro storie. E credo in una tecnologia e una scienza più buona che cattiva (ovvero: non condivido Ratzinger, Rifkin, Galimberti): oggi sono la grammatica del mutamento. Non sono neutrale e mi sento bene lo stesso.
Forse la scuola di giornalismo non ha funzionato bene, ma queste sono le idee che mi sono fatto strada facendo. In fondo, la preoccupazione per quest'esame si riduce a non avere la risposta pronta, a fare il collegamento sbagliato, a dire una (o troppe) fesserie. Però questi due anni e mezzo mi hanno dato qualcosa, come scritto sopra (e vorrei dire, con tutte le incazzature, ehm, lasciamo perdere il rancore).
E in onore dell'amica cronista di giudiziaria, un brano di Marco Travaglio:
"...sono i frutti malati di un bipolarismo insano e malsano, che riduce tutto, anche i poteri terzi (magistratura, stampa, televisione), a una guerra di bande tra i due poli della politica, annettendovi qualunque forma di vita e di pensiero. Così facendo, appiattisce tutto sull'asse destra-sinistra e nega la possibilità stessa che qualcuno si muova su altri assi: per esempio, i giudici sull'asse legalità-illegalità e i giornalisti sull'asse vero-falso".
(La scomparsa dei fatti, Marco Travaglio ma non troppo, 15 euro)
Etichette: diario