venerdì, giugno 30, 2006
Bariccata
La miccia
La qualità di un libro, epr i barbari, sta nella quantità di energia che quel libro è in grado di ricevere da altre narrazioni, e poi di riversare in altre narrazioni. Se in un libro passano quantità di mondo, quello allora è un libro da leggere: se anche tutto il mondo fosse là dentro, ma immobile, privo di comunicazione con l'esterno, quello è un libro inutile.
Il fiammifero
Lo voglio dire senza mezzi termini: nessun libro può esser una cosa del genere se non adotta la lingua del mondo. Se non si allinea alla logica, alle convenzioni, ai principi della lingua più forte prodotta dal mondo. Se non è un libro le cui istruzioni per l'uso sono date in luoghi che NON sono solamente libri. Dire che luoghi sono, non è facile: ma la lingua del mondo, oggi, indubitatamente, si forma in televisione, al cinema, nella pubblicità, nella musica leggera, forse nel giornalismo. E' una specie di lingua dell'impero, una specie di latino, parlato da tutto l'occidente.
E' fatta da un lessico, da una certa idea di ritmo, da una collezione di sequenze emotive standard, da alcuni tabù, da una precisa idea di velocità, da una geografia di caratteri. I barbari vanno verso i libri, e ci vanno volentieri, ma per loro hanno valore solo quelli scritti in quella lingua: perché così non sono libri, ma segmenti di una sequenza più ampia, scritta nei caratteri dell'impero, che magari è partita dal cinema, passata da una canzonetta, approdata in tivù, e dilagata in Internet. Il libro, di per sé, non è un valore: il valore è la sequenza.
La qualità di un libro, epr i barbari, sta nella quantità di energia che quel libro è in grado di ricevere da altre narrazioni, e poi di riversare in altre narrazioni. Se in un libro passano quantità di mondo, quello allora è un libro da leggere: se anche tutto il mondo fosse là dentro, ma immobile, privo di comunicazione con l'esterno, quello è un libro inutile.
Il fiammifero
Lo voglio dire senza mezzi termini: nessun libro può esser una cosa del genere se non adotta la lingua del mondo. Se non si allinea alla logica, alle convenzioni, ai principi della lingua più forte prodotta dal mondo. Se non è un libro le cui istruzioni per l'uso sono date in luoghi che NON sono solamente libri. Dire che luoghi sono, non è facile: ma la lingua del mondo, oggi, indubitatamente, si forma in televisione, al cinema, nella pubblicità, nella musica leggera, forse nel giornalismo. E' una specie di lingua dell'impero, una specie di latino, parlato da tutto l'occidente.
E' fatta da un lessico, da una certa idea di ritmo, da una collezione di sequenze emotive standard, da alcuni tabù, da una precisa idea di velocità, da una geografia di caratteri. I barbari vanno verso i libri, e ci vanno volentieri, ma per loro hanno valore solo quelli scritti in quella lingua: perché così non sono libri, ma segmenti di una sequenza più ampia, scritta nei caratteri dell'impero, che magari è partita dal cinema, passata da una canzonetta, approdata in tivù, e dilagata in Internet. Il libro, di per sé, non è un valore: il valore è la sequenza.
Comments:
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io sto imparando a respirare con le branchie, e prima di risponderti vorrei sapere: cos'è il fiammifero?
In attesa della bomba...e una provacazione: le parole sono ridotte a istruzioni per l'uso, non indicano più nulla...
secondo me la storia del linguaggio del mondo se ben interpretata, coglie bene la wuestione. ne traggo gli esempi dalla mia esperienza quotidiana di lettore "forte" che si confronta con altri lettori. Ci sono tanti livelli di lettura e alcuni poggiano su altro dal mondo del libro che uno legge. Obietterai: ogni libro poggia su altro, ma i libri dei "barbari" si basano su un terreno molto più familiare, vicino a chi si accosta a loro venedo dalla Tv (pensa ai libri di Fabio Volo, record di vendite), dal mondo del calcio (barzellette di Totti) per fgare solo due esempi. E sono compiutamebnte libri anche quelli, e sono compiutamente lettori anche i "lettori barbari" per capirci. Ma libri diversi che ne so, dalla Recherche o dal Delitto e Castigo, che parlano benissimo del qui ed ora, ma con un linguaggio del tutto staccato dall'hic et nunc. E invece poi, magari, dopo aver visto al cinema Match Point, sarà più facile, per qualcuno leggere Dostoevskij.
Tu come la vedi?
Tu come la vedi?
E 'che i libri dei barbari sono soltanto un anello della catena, un supporto di circolazione di visioni del mondo (ordini del discorso, per dirla con Foucault; frames, per dirla con gli americani): in questo senso, non sono "libri". Un po' come i blog: sono nu sistema di distribuzione di racconti, ma il linguaggio è lo stesso dei film, delle canzoni, ecc. Non è un fatto positivo o negativo, è e basta.
Oggi leggere un libro non "barbaro" è un po' come entraqre nella mente di un folle: devi imparare il suo linguaggio, il suo tempo (che non è quello "nostro"), il suo "spazio" (non abita i luoghi come i barbari, non se ne appropria allo stesso modo). Allora, magari, passo da Matchpoint a Dostoevskij solo se ho davvero voglia di viaggiare e di sudarmi ogni singola pagina: altrimenti apro il ibro, leggo le prime dieci pagine e dico: "ma che cazzo stai a dì?"
Oggi leggere un libro non "barbaro" è un po' come entraqre nella mente di un folle: devi imparare il suo linguaggio, il suo tempo (che non è quello "nostro"), il suo "spazio" (non abita i luoghi come i barbari, non se ne appropria allo stesso modo). Allora, magari, passo da Matchpoint a Dostoevskij solo se ho davvero voglia di viaggiare e di sudarmi ogni singola pagina: altrimenti apro il ibro, leggo le prime dieci pagine e dico: "ma che cazzo stai a dì?"
mi pare che stiamo dicendo la stessa cosa: e allora non riesco a capire e mi domando che senso avesse il tuo post
Ma no, nessun senso particolare: solo sccrivere qeulla frase per "conservarla" come punto di partenza. Aspettando le prosssime puntate dei "Barbari". E' ancora un concetto sfuggente...
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