martedì, marzo 14, 2006
Out/dESidERI
"Attento a quello che desideri, potresti ottenerlo", diceva Oscar Wilde due secoli fa.
In bilico tra sogno e volontà, i desideri sono una voce che sgorga dal profondo: ansia, immaginazione, paura, ricordi finiscono negli artigli di questa tigre ruggente. Come onde sulla sabbia, che riscrivono i geroglifici della noia quotidiana; come una tempesta, che improvvisa travolge tutto, princìpi e idee, e fa tremare il corpo, di paura e di piacere.

E già, più che nelle parole, il desiderio affonda le sue radici nelle immagini, nel calore di un corpo, negli odori, nelle sensazioni. Quelle cose che restano attaccate alla pelle.
Come si fa a capire ciò che si desidera? Basta dargli un nome (tipo: contratto con x, la persona y, il viaggio in z), basta davvero? O c'è qualcosa che resta sempre insoddisfatto, un sapore amaro che sa di fregatura?
E come si fa a capire quanto è importante un desiderio, quanto si è disposti a mettere in gioco?
Effetti collaterali: e se hai talmente desiderato qualcosa che l'hai trasformata, l'hai resa diversa da ciò che era? E ti sei illuso, soltanto per autocompiacimento, per la speranza di...
O si realizza il desiderio oppure la vita è vuota, inutile. L'ossessione/bisogno della meta, del maledetto punto di riferimento: ma ogni certezza è finzione, il fondamento è proprio la sua assenza (Eco). Resta il cuore: ma se non posso fidarmi di quello, allora che resta?
Conta il percorso, la strada (Dao) dicono alcuni, laggiù nel Catai. Metteteci le indicazioni, porca miseria!
"La superficialità è il vizio supremo, ogni cosa che possa essere compresa è giusta", Oscar Wilde, "De profundis, in carcere et in vinculis".
In bilico tra sogno e volontà, i desideri sono una voce che sgorga dal profondo: ansia, immaginazione, paura, ricordi finiscono negli artigli di questa tigre ruggente. Come onde sulla sabbia, che riscrivono i geroglifici della noia quotidiana; come una tempesta, che improvvisa travolge tutto, princìpi e idee, e fa tremare il corpo, di paura e di piacere.

E già, più che nelle parole, il desiderio affonda le sue radici nelle immagini, nel calore di un corpo, negli odori, nelle sensazioni. Quelle cose che restano attaccate alla pelle.
Come si fa a capire ciò che si desidera? Basta dargli un nome (tipo: contratto con x, la persona y, il viaggio in z), basta davvero? O c'è qualcosa che resta sempre insoddisfatto, un sapore amaro che sa di fregatura?
E come si fa a capire quanto è importante un desiderio, quanto si è disposti a mettere in gioco?
Effetti collaterali: e se hai talmente desiderato qualcosa che l'hai trasformata, l'hai resa diversa da ciò che era? E ti sei illuso, soltanto per autocompiacimento, per la speranza di...
O si realizza il desiderio oppure la vita è vuota, inutile. L'ossessione/bisogno della meta, del maledetto punto di riferimento: ma ogni certezza è finzione, il fondamento è proprio la sua assenza (Eco). Resta il cuore: ma se non posso fidarmi di quello, allora che resta?
Conta il percorso, la strada (Dao) dicono alcuni, laggiù nel Catai. Metteteci le indicazioni, porca miseria!
"La superficialità è il vizio supremo, ogni cosa che possa essere compresa è giusta", Oscar Wilde, "De profundis, in carcere et in vinculis".