venerdì, agosto 19, 2005

 

La voce, l'occhio e la mano

Triti luoghi comuni e antropologia del potere a Napoli, Roma e Milano

A minimal tribute to Michel Foucault, 3 songs.

Song 1

La voce dà ordini: non vacilla, bisogna obbedirle. Chi non si adegua è sgridato: dal vigile al portinaio al consigliere comunale. Il potere si ascolta, si incarna nella voce. Al commendatore basta sussurrare, il pizzaiolo deve gridare per farsi ascoltare dall'aiutante. Quartieri spagnoli & Vomero, un pizzico di rione Stella: voci che traboccano dalle finestre, riempiono le strade, si confondono con i versi dei gabbiani. Sei perchè hai (più) voce (degli altri). Napoli, un coro di voci.


Song 2

Un occhio di pietra incastonato al centro della città, che si moltiplica in centinaia di archi. Il Colosseo. Qui il potere è soprattutto "evidente": il sindaco, il Presidente, il Papa; Lazio&Roma, Fascisti&Comunisti, Pariolini&Resto della città: corpi singoli e corpi duali del potere. Ciò che è difforme è anomalo e invisibile. Il dissenso si nasconde, nell'ombra o nella notte, oppure brucia e esplode con lucida follia. Tutto guarda l'occhio del consenso: tranne sè stesso, la sua superba bellezza. Lo splendore dell'ordine. Caciaroni? Unifòrmati! Nel Ministero, nell'Esercito, nel Vaticano, ma indossa una divisa! Sei perchè vedi e - soprattutto - sei visto. Roma è panopticon.

Song 3

Silenzioso e invisibile, il potere è azione, operosità: incide il mondo e si incide sui corpi. L'oridne è quello della routine quotidiana: sveglia - lavoro - sono stracco. Marmo di Candoglia per il Duomo, pietra per il Castello, il vetro e l'acciaio e il cemento armato per il Korrierone. Plasmare la materia con ostinata dedizione. Sei quel che fai. Milano è plastica.

Comments: Posta un commento

<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?