lunedì, aprile 11, 2005

 

Un weekend di fuoco

Diecimila cinesi in strada contro il Giappone: da Pechino a Canton (come dire: da Milano a Palermo) i proletari dell'Impero rosso sollevano i pugni contro il revisionismo dei testi scolastici giapponese. Approfondiamo la notizia.

Il casus belli
Da anni Koizumi, il primo ministro giapponese, cerca di affrontare la crisi economica giapponese rinforzando l'identità nazionale: il revisionismo storico è un passo di questo progetto. Negli anni trenta il Giappone ha invaso tutte le nazioni circostanti, alla ricerca di materie prime e forza lavoro a basso costo. Sono due gli episodi famosi di questa espansione coloniale che riguardano la Cina: la creazione del Manciùguò nella Manciuria cinese (cioè uno Stato vassallo del Giappone sottratto al controllo cinese) e lo stupro di Nanchino (un bombardamento aereo dei giapponesi che volevano piegare la resistenza nel sud della Cina, avvenuto lo stesso anno di Guernica: 1937). Per la commisione di controllo sui manuali di storia giapponesi, questi episodi sono spiegabili all'interno di una missione pacificatrice del Giappone in Oriente (un pò come dire: l'esportazione preventiva dell'imperialismo). I cinesi, venuti a conoscenza della decisione dei giapponesi di riscrivere un passato che è anche loro, si sono incazzati.

Contesto geopolitico:
- il Giappone vuole entrare nel Consiglio di sicurezza dell'Onu come membro permanente (per ora solo la Cina "rappresenta" l'Oriente).
- la Cina ha firmato la pace con l'India (dopo quarant'anni di contese territoriali) e ne supporta la candidatura come membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu.

La telenovela continua...

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